La sindaca Guerzoni attualizza la vicenda della patrona di Campogalliano celebrata giovedì 21 ottobre. Il culto della santa diffuso in area modenese già dal XV secolo

 

"Al di là della sua pregnanza religiosa e cultuale, ancora oggi, a distanza di secoli, la vicenda di Orsola ci racconta un modello di ragazza libera, che non rinuncia ad affermare la propria personalità. Ci dice anche, e soprattutto, l'importanza dell'unione tra le persone: l'amicizia, l'ascolto, la solidarietà possono veramente cambiare in meglio le cose". Con queste parole la sindaca Paola Guerzoni introduce e attualizza la festa di sant'Orsola, celebrata domani, giovedì 21 ottobre, dalla comunità cattolica di Campogalliano.

 

Secondo la leggenda fu generata da pelle d'orso, come indicherebbe il nome, per divenire paladina di fede ma anche di libertà e indipendenza. La vicenda di Sant’Orsola di Bretagna - il cui culto è attestato in Europa centrale già sul finire del X secolo - si inscrive nel solco di una lunghissima tradizione di altre sante martiri che testimoniarono con la propria vita l'appartenenza incondizionata al Dio cristiano. Nel caso di Orsola, un ciclo di antichissime leggende e iconografie ci restituisce plasticamente una gestualità gagliarda e quasi militaresca della sua fede: Orsola a capo del leggendario corteo di undicimila vergini che avanza fiero e imperturbabile, in terra di Colonia, contro l'attacco mortale dei barbari unni.

 

Il culto della santa ebbe grande diffusione anche in Italia, tra XV e XVI secolo, in particolare nelle campagne emiliane, per mezzo di antichissime litanie e filastrocche devozionali. La sua intercessione poteva essere richiesta in tempi di guerra, per sofferenze causate dal fuoco o per ottenere la buona morte (litaniae Ursulae pro felici morte). L'introduzione del culto in area modenese è riconducibile nel 383 d.c, quando la notizia del martirio di Orsola e delle gloriose vergini arrivò a San Geminiano, vescovo di Modena, che con spirito profetico intuì l'importanza futura della "presenza" della santa nella propria diocesi.

 

L’antica venerazione di Orsola a Campogalliano potrebbe essersi fortificata nei secoli grazie al transito di mercanti e viaggiatori europei. È certo che già a inizio Ottocento il 21 ottobre, giorno della commemorazione del martirio della santa, a Campogalliano si teneva un mercato dal tenore assai licenzioso se è vero che, come affermava il parroco don Ottavio Besini, con preoccupazione, in una nota del 1830, la festa assumeva uno spirito assai profano per i balli sfrenati e gli spettacoli in piazza. La chiesa di "sant’Orsolina" viene ricordata con questo appellativo affettuoso già in alcuni documenti del XV secolo. Qui, per molto tempo, il culto della martire dovette convivere con quello del grande San Carlo Borromeo, vescovo di Milano e abate commendatario di Nonantola, di passaggio a Campogalliano, secondo la tradizione, nel 1571. E infatti i due santi convivono nella pala dell'altare maggiore della chiesa parrocchiale, in un incontro celeste e terreno, ove il volto di Orsola, come riferisce un inventario del XVII secolo, ricalcherebbe le sembianze di una giovane campogallianese vissuta circa tre secoli fa.

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