Il borgo medievale e le Montagnole

Il nucleo medievale originario di Campogalliano si sviluppò tra la zona delle Montagnole e l’attuale piazza Castello, che doveva avere un aspetto estremamente simile a quello attuale. La zona delle Montagnole, le cui origini sono molto più antiche del sito di piazza Castello, era probabilmente sede di  una civiltà terramaricola, che si sviluppò nell’Età del Bronzo Medio Recente (1600 – 1300 a.C.) e che si organizzava in villaggi di palafitte. Gli abitanti delle terramare depositavano  tutti i propri rifiuti sotto le case, per poi abbandonarle quando il livello diventava tale da renderle inagibili. La natura rialzata di questa parte del territorio, piuttosto sicura dai fiumi, la rese sempre ambita sede di insediamenti. Alla civiltà terramaricola se ne susseguirono altre nei secoli, proprio nello stesso luogo dove ora sorge il giardino delle Montagnole.

Le prime attestazioni di un “Castellum” risalgono all’ XI secolo. Con castellum si è soliti indicare una postazione fortificata che in età medievale si caratterizzava per le sue funzioni difensive - militari (il castello è la sede del signore) e di controllo della produzione agricola del territorio circostante. Nel 1167, con l’invasione di Federico Barbarossa, i documenti parlano di distruzione del “castrum” (inteso come fortificazione) di Campogalliano e di San Martino; nel 1222 il vescovo di Modena fa riferimento ai confini di Campogalliano nominando un castrum, che quindi presumibilmente era stato ricostruito. Pare che nel 1200-1300 nel territorio di Campogalliano si trovasse un borgo fortificato così costituito: nella zona delle Motte, nella quale si collocavano il castello e la pieve di San Ambrogio,di cui non è rimasta nessuna traccia, vi era un fossato ad andamento circolare, circondato da un terrapieno a scopo difensivo. Il castello era costituito da un mastio, cioè una postazione sopraelevata formata da una o più torri, costruita in legno e altri materiali rudimentali. La rocca era accessibile attraverso un ponte levatoio, difeso da ballatoi a sbalzo con caditoie. Il documento più antico che parli della chiesa di Sant’Ambrogio risale al 967 d.C., anche se la sua costruzione è collocabile intorno all’VIII secolo. Sebbene non vi siano resti architettonici della Pieve, è probabile che avesse una forma tardo-basilicale, che probabilmente subì un intervento di ampliamento in età romanica (XII secolo), che determinò una costruzione di una certa imponenza architettonica, a tre navate, con fonte battesimale e torre campanaria.

 

Il nucleo cittadino si collocava invece nell’area in cui oggi sorge Piazza Castello. Si trattava di un agglomerato di abitazioni addossate le une alle altre, collegate con la zona delle Montagnole da ponti. Il borgo era il centro della vita civile, intellettuale ed economica, dove svolgevano la loro attività mercanti, lavoratori e artigiani. L’analisi dei documenti e dei nomi delle antiche famiglie di Campogalliano ha permesso di ricostruire quali fossero i mestieri più diffusi nell’antico nucleo abitato: falegname, muratore, macellaio, carrettiere.

Nel 1500 si assistette a una grande crescita urbana all’interno del borgo, le case furono tutte addossate al tracciato delle fosse che circondava la zona, andando a completare gli spazi disponibili. Pare che in questo periodo nel sito delle Montagnole vi fosse una residenza costituita dal castello e da un giardino. Proprio tra il XIV e il XVI secolo, nella zona delle Montagnole vi era una fornace che produceva delle ceramiche. Nel sito sono stati ritrovati infatti dei resti di ceramica, riconducibili alle produzioni estensi di quel periodo. Una ricostruzione  di una mappa originale del 1787 mostra con chiarezza che il sito del palazzo era separato dal resto delle Motte da un ponte, e che alcune colonne introducevano al palazzo stesso. L’entrata alle Montagnole dalla parte del borgo era costituita da un ponte a quattro arcate, che terminava con un ricco portale. Nel lato sud del terreno vi era un mulino e un “piedistallo in pietra cotta di figura ottagonale”, dall’altro lato, nella zona della cosiddetta “Rocca”, c’era un pozzo. Di tutto questo ora non è rimasta nessuna traccia in superficie, in quanto probabilmente i resti sono sepolti sotto strati di terreno. 

In attesa di altri scavi e studi possiamo solo immaginare la bellezza del sito antico e goderci il giardino così come è ora, in un delizioso  mix fra la geometrica disposizione delle piante più antiche, destinate a sostenere filari di  vite e le piante più nuove, disposte irregolarmente. Fra la vegetazione presente si possono ammirare esemplari di sambuco, piccoli olmi, aceri di monte, qualche noce, alcune querce, dei pioppi e alcuni gelsi. Sul lato nord di piazza Castello, sorge l’oratorio di San Rocco. Il culto di questo Santo è legato alla protezione dalla peste e da altre malattie contagiose e anche la costruzione di questa piccolissima chiesa è da riferire ad una pestilenza che colpì il territorio di Campogalliano nel 1576. La chiesa originaria, di cui non sappiamo quasi nulla, non si trovava nella posizione di quella attuale, che  fu costruita nel 1697, nel luogo in cui sorgeva una casa privata acquistata a quello scopo dalla Comunità. Il giorno del patrono di San Rocco era il 16 agosto e la sua ricorrenza  aveva una notevole importanza nella comunità, tanto che in quella data si svolgeva anche una fiera del bestiame. Dopo alterne vicende che investirono sia la devozione al santo sia le sorti dell’Oratorio di San Rocco, l’edificio fu destinato a deposito. Il culto di San Rocco venne spostato nella chiesa Parrocchiale e il piccolo Oratorio toccò il punto più basso della sua decadenza. Oggi, grazie ad un attento restauro da parte del Comune, che ne ha la proprietà dal 1983, è tornato al suo decoro ed è sede di mostre e concerti. Nulla vi è rimasto dei suoi arredi, a parte qualche traccia delle decorazioni originali, fra cui merita una menzione l’aquila araldica estense dei Marchesi di San Martino, nel cui feudo si trovava Campogalliano.

L’accesso al borgo medievale era segnato da una edificio fortificato, munito di una torre, che si trovava esattamente nella posizione di quella attuale. L’edificio aveva, almeno fino al  1865, un ponte levatoio ed era sovrastato dallo stemma del Comune di Modena, cui Campogalliano entrò a far parte, dopo la definitiva estinzione della casata degli Este di San Martino, nel 1792, come possiamo desumere da un ex-voto custodito nella chiesa della Sassola, dipinto appunto in quell’anno. Dallo stesso ex-voto si ricava inoltre la notizia che nella casa prospiciente il torrione era dipinta una Madonna, sullo stesso edificio in cui se ne può vedere una anche oggi , anche se di epoca successiva. Di quell’edificio resta la torre, di cui sappiamo con certezza l’esistenza prima del 1600. La sua posizione di accesso al borgo fa pensare ad una funzione di osservazione e controllo delle vie di accesso. A forma quadrata, con una base di  m 2,96 x m 2,7,  la torre misura 17 metri di altezza. Un orologio meccanico fu posto sulla torre nel 1754 ed è una creazione di Ludovico o Francesco Riva, orologiai reggiani, autori anche del primo orologio della torre civica di Modena. Dal 1983 un nuovo orologio sostituisce l’antico meccanismo, che è stato  poi restaurato dal campogallianese  Lino Bergonzini.  Le ore dell’orologio venivano suonate da una campana. Quella attuale, fusa nel 1861 dai fratelli Riatti di Reggio Emilia, attualmente in restauro reca l’immagine della Madonna della Sassola, insieme a quella di Sant’Orsola, patrona di Campogalliano, e curiosamente a quella di San Vincenzo Ferrari. La ragione della presenza di questo santo accanto alla Madonna della Sassola e a Sant’Orsola è da ricondurre al fatto che era protettore dei lavoratori del truciolo, attività molto vivace in questi luoghi. Del resto, nel luogo dove ora sorge l’oratorio parrocchiale, sorgeva una chiesetta a lui dedicata.


 

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